Oggi è iniziato un nuovo viaggio: da un’idea del professor Massimo Recalcati è nata, in collaborazione con Fondazione EYU e il PD Milano metropolitana, la prima scuola del Partito Democratico, la scuola di politica Pier Paolo Pasolini.
Scegliere di iniziare un percorso di cultura politica e approfondimento sono convinta che sia il primo passo per aggiungere un tassello a quelle esperienze che servono per la formazione di una persona.
Ha detto bene oggi il segretario del PD milanese Pietro Bussolati, forse siamo stati coraggiosi a intraprendere questo cammino.
Apertura alla conoscenza
Coraggiosi perché in un mondo dominato dall’approssimazione siamo qui, aperti alla conoscenza e all’approfondimento per creare o affinare una cultura politica che servirà un domani per renderci competenti e responsabili, avendo la fortuna di assistere a lezioni su varie e vaste tematiche con delle guide di un certo calibro.
Bussolati in apertura ha citato Obama e il suo concetto di leadership.
“Il vero leader è colui che dà voce a chi non la ha.”
La responsabilità della guida
E Recalcati ha continuato dicendo che la vera leadership non si appropria di un partito, ma si assume la responsabilità di guidarlo.
Dobbiamo allontanarci, soprattutto noi giovani, dalla concezione manichea che i nuovi populismi portano avanti, quella per cui la verità è unica e assoluta ed è quella che professano loro, quelli che dicono di essere il popolo, ma adottano metodologie assolutamente antidemocratiche, anche se in apparenza non lo sembrano.
È un investimento notevole il voler puntare sulla formazione dei giovani.
Giovani che, per citare il professor Recalcati, devono anche sapere interpretare la giovinezza, serve un desiderio che mobilita ed è quello che fa la differenza, qualcosa che passa nell’ordine della testimonianza e che fonda la credibilità di un discorso.
Una politica riformista
Testimonianza è stata anche una parola chiave utilizzata questa mattina dal ministro Martina che ha sottolineato come noi, come partito di governo, possiamo essere testimoni di una politica riformista e di un partito popolare, alternativo ai populisti, che è stato capace con l’ultima misura sui vaccini di riportare anche Beppe Grillo e i 5 stelle nella civiltà, facendogli cambiare opinione.
Mi piacerebbe fare mia la riflessione che ha fatto oggi il segretario Matteo Renzi. Nel binomio “nostalgia/progetto” si riconosce come la prima, nonostante sia un sentimento nobile, si fermi al guardarsi allo specchio e non va oltre, guardando attraverso una finestra. Attraverso la finestra si vede cosa c’è nel mondo all’esterno, un modo che ha bisogno di essere interpretato e ascoltato, un mondo che ha bisogno di progetti per il futuro.
Dobbiamo avere la forza di scegliere la finestra e non lo specchio.
Oggi più che mai, in un clima in cui serpeggia il populismo che tanto attira la mia generazione, serve investire sui giovani, su quella che punta a essere la classe dirigente del futuro, in modo tale da fornire degli strumenti di cultura necessari per portare e diffondere il messaggio che le buone pratiche, la buona politica è fatta di responsabilità, di approfondimento e non di superficialità.