Altro giorno, altro sciopero. La Capitale sembra stretta nelle morse dell’immobilismo, e questo sciopero dei trasporti ne è la conferma.
Lo sciopero, proclamato per la giornata di venerdì 16 giugno, si preannuncia particolarmente imponente nonostante le due fasce orarie di garanzia: niente bus, metro, tram e ferrovie. Come se non fosse sufficiente la scarsissima qualità – e quantità – dei servizi, i cittadini romani saranno costretti a fronteggiare una nuova sfida, quella della loro totale assenza.
Lo sciopero è stato indetto da quasi tutte le sigle sindacali di base, ed è la dimostrazione di un alto grado di insofferenza: i lavoratori, spesso e volentieri, sono costretti a lavorare in condizioni precarie, su mezzi vecchi e claudicanti – non è un caso che, dall’insediamento della sindaca Raggi, siano saliti a dieci i casi di incendi degli autobus, quasi uno al mese.
La Roma de La Grande Bellezza appare non solo un ricordo lontano, ma addirittura una finzione caricaturale, utopistica e irrealizzabile. Eppure Roma è la città eterna, che il mondo intero ci invidia.
L’immobilismo di Roma
Da circa un anno la situazione è caratterizzata dal silenzio più inverosimile, e dalla totale assenza di prospettiva. Roma è una città bisognosa di una forte scossa, e l’immobilismo non fa altro che allargare il baratro in cui versa la Capitale. Oltre alla roboante promessa della funivia Casalotti-Boccea, cosa è rimasto della rivoluzione promessa dalla giovane sindaca? Poco o nulla. L’audit sul debito? Sparito dal radar. I nuovi tram? Nell’iperuranio platonico, come molte altre cose.
E mentre il Movimento 5 Stelle si preoccupa di proporre una modifica allo Statuto cittadino che tolga di mezzo il principio di parità di genere, le romane e i romani navigano a vista, sommersi dall’immondizia e costretti giornalmente ad aggirare le migliaia di voragini per strada.
Se questa è Roma, non molti ci vorrebbero vivere.