Anche l’Italia ha deciso di aderire al Patto europeo sulla plastica il cosiddetto “European Plastic Pact”.
Parliamo di una scelta consapevole, che punta ad accelerare il riuso e il riciclo della plastica mettendo in atto soluzioni innovative, capaci di incentivare il passaggio ad una forma più avanzata di economia circolare.
La coalizione pubblico-privata, lanciata nel 2019 da Paesi Bassi e Francia, riunisce tutti gli attori del settore impegnati ad evitare gli sprechi e ad incoraggiare il riuso per non appesantire l’ambiente e lasciare una terra più sana e pulita alle nuove generazioni.
Quattro punti cardine per realizzare nuove soluzioni
Governi ed imprese studiano nuove soluzioni per gestire la plastica considerando quattro elementi chiave, nel dettaglio:
- la progettazione circolare di imballaggi e prodotti in plastica monouso, con l’obiettivo di ridurne la quantità vergine di almeno il 20% (in peso) entro il 2025, con la metà di questa riduzione proveniente da una limitazione assoluta della plastica;
- l’uso responsabile della plastica;
- il riciclaggio delle materie plastiche;
- l’uso di plastica riciclata, aumentando la consistenza delle procedure entro il 2025.
Chi ha sottoscritto l’adesione al Patto si impegna a sviluppare nel proprio paese politiche ambientali antinquinamento, tese a favorire un uso consapevole della plastica. Si parla di una scelta che considera di investire soprattutto nelle infrastrutture di raccolta e riciclo dei rifiuti, con soluzioni adeguatamente supportate dall’implementazione di politiche fiscali studiate ad hoc per sostenere e sensibilizzare i cittadini-consumatori, che si impegnano in prima persona.
L’Italia aderisce con convinzione, spiega il ministro dell’Ambiente
“Abbiamo aderito con convinzione al Patto europeo sulla plastica – ha affermato il ministro dell’Ambiente Sergio Costa – La proposta di aderire ha subito suscitato il nostro interesse. Siamo convinti che una tematica così complessa come quella legata alla plastica, e il contrasto all’inquinamento prodotto, necessiti di strumenti condivisi tra i Paesi europei e tra i molteplici attori coinvolti nella gestione. Il Patto è uno strumento prezioso per affrontare meglio il ciclo della plastica, dalla progettazione dei prodotti alla produzione al corretto riciclo”.
“Del resto, siamo già pienamente attivi a livello nazionale – ha proseguito il ministro -. Stiamo lavorando, con i ministeri competenti, a un piano nazionale sulla plastica sostenibile. La campagna plastic free del ministero dell’Ambiente ha avuto numerosissime adesioni, inclusa quella del Quirinale. La legge ‘Salvamare’, già approvata alla Camera, è fondamentale per liberare il mare dai rifiuti e dalla plastica. Nel dl clima, sono previsti fondi ad hoc per le macchinette mangia-plastica. Sono tutti tasselli per contrastare la plastica monouso e gli imballaggi in plastica. La riduzione dei rifiuti e il riciclo di quelli esistenti è la base per il nostro futuro”.
Partecipazione volontaria ma progressi monitorati
La partecipazione al patto è assolutamente volontaria ma una volta che si è scelto di aderire i progressi saranno oggetto di un monitoraggio costante, con segnalazioni fornite dai firmatari da inviare ad una segreteria centrale, che terrà traccia dei risultati.
I primi gruppi di lavoro hanno avviato le attività di monitoraggio e rendicontazione, discutendo di come ridurre e riutilizzare, progettare la circolarità, realizzare nuovi modelli, guidare la catena di fornitura e tanto altro ancora.