Mai come quest’anno il Giorno della memoria non è solo celebrazione delle vittime innocenti della barbarie nazi-fascista: gli ebrei anzitutto, ma anche i rom, gli omosessuali, i disabili, prima perseguitati e poi sterminati insieme nei lager.
La nomina di Liliana Segre
Non lo è non solo perché sono ottant’anni dalle leggi razziali, ma soprattutto per il gesto di enorme valore simbolico compiuto dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha nominato, per la prima volta nella storia della Repubblica una sopravvissuta ai campi di concentramento, Liliana Segre, senatrice a vita.
Il senso di questa scelta, lo ha spiegato lo stesso presidente nel suo discorso all’incontro di giovedì scorso al Quirinale.
Mattarella contro le leggi razziali
È un discorso che segna un prima e un dopo: la Shoah non è un incidente, bensì la diretta conseguenza dell’emanazione delle leggi razziali, volute dal fascismo e dalla monarchia.
E le leggi razziali non sono una deviazione folle, bensì la realizzazione giuridica di un’ideologia suprematista e razzista che ha permeato di sé lo stato, le classi dirigenti, ma anche gli italiani: ci sono le responsabilità dirette del fascismo e della monarchia, e quelle degli indifferenti, insensibili prima alla persecuzione e poi allo sterminio degli ebrei.
Un discorso che spazza via il riduzionismo
Viene così spazzato via, in un discorso che andrebbe distribuito e fatto studiare in tutte le scuole, il “riduzionismo”, ovvero quel modo di pensare che, apparendo oggi impraticabile il negazionismo, si ammanta di buon senso e dice: “A parte le leggi razziali il fascismo ha fatto qualcosa di buono”, “La monarchia, in fondo, cosa poteva fare di diverso?”.
Il giudizio del Presidente è implacabile e non lascia spazio ad alcun dubbio: il fascismo fu un tutt’uno con le leggi razziali e la monarchia, tradendo gli ideali di libertà del Risorgimento, ne fu diretta complice.
Un’indicazione per il futuro
Non è soltanto e non tanto un richiamo alla storia, ma una forte indicazione sul presente e sul futuro, in un’epoca di risorgenti nazionalismi, di fondamentalismi, di neo-razzismi, di cui l’antisemitismo è la culla.
Mi ha molto colpito il passaggio del discorso del Presidente nel quale ricorda che le leggi razziali e la Shoah hanno sterminato persone comuni ma ci hanno anche privato di menti e professionalità brillantissime che avrebbero potuto ben contribuire al progresso del nostro Paese.
“Never again” è dunque oggi impegno a contrastare il riproporsi di un’ideologia bestiale e aberrante che non potrà mai essere sconfitta finchè non ne riconosceremo le radici nella nostra biografia di nazione e di popolo. Per ricacciarla indietro occorre riconquistare la nostra umanità di essere umani, che riconosciamo nel volto dei sopravvissuti e nell’assenza degli sterminati.