L’esame di maturità, con le sue ansie, le emozioni, l’attesa spesso insonne e l’idea di non ricordare più nulla. Un’esperienza che resterà per sempre impressa nella memoria di chi la vive, nel suo essere anzitutto sentimento prima ancora che traguardo formativo.
Tra le prove scelte dal MIUR per quest’anno, compare non senza sorprese l’analisi di “Versicoli quasi ecologici” di Giorgio Caproni. Un incontro tra umanità ed ecologia in un rapporto che si inverte. Con la natura protagonista e l’uomo a fare da sfondo quasi fosse, con la sua presenza, il limite al suo pieno compimento.
Scelta controtendenza
Una scelta che potremmo definire in controtendenza rispetto al formalismo di altri momenti, con il tentativo di “istituzionalizzare” – per quanto già presente nei programmi – uno degli autori più importanti della letteratura italiana del novecento.
Fine traduttore di Proust, Baudelaire, Cèline, Flaubert, Maupassant, la sua figura fu riscoperta – ma in modo insufficiente – dopo la morte avvenuta nel 1990, all’indomani di una vita trascorsa nei primi anni a Livorno ed in seguito a Genova. Una figura spesso trascurata da una programmazione scolastica che non sempre sa “osare”, limitando quel profilo “intellettualmente curioso” che dovrebbe alimentarsi tra docenti e studenti.
Dissidio tra civiltà e natura
Giorgio Caproni, nell’ampiezza della sua letteratura, stimola riflessioni più ardite anche sul mondo odierno. Nell’esaltare il dissidio tra “civiltà e natura”, lui, uomo dalla poetica delicatamente luminosa, capace di un intimismo dai toni forti e dolenti, soprattutto negli scritti più maturi. Straordinari per tecnica stilistica quanto netti nei sentimenti da valorizzare.
Senza la pretesa di un approfondimento compiuto dell’opera e del poeta, l’auspicio è quello di un approdo spontaneo alla sua scrittura. Come un passaggio che colmi il vuoto di sensibile conoscenza che si evince anche dalle reazioni alla prova d’esame.
Quasi a confermare la fretta che spesso caratterizza un sapere dalle troppe ortodossie, con pochi accenni a quella contemporaneità “oltre” che assume il ruolo di sguardo altro sul quotidiano.
Un limite che accomuna uomini ed istituzioni, con la decisione piuttosto lungimirante del MIUR, di coinvolgere idealmente uno dei padri della cultura novecentesca. Non solo un tributo alla persona, ma la consapevolezza di una visione che oltrepassi una più comoda tradizione culturale. Per una mentalità che anche in questo senso sia in grado di cambiare.