C’è un nuovo pericolo per la libertà d’informazione in Italia: oltre alla mafia, alla camorra e ai gruppi fondamentalisti che colpiscono i giornalisti con “intimidazioni verbali o fisiche, provocazioni e minacce”, il rapporto annuale di Reporters sans Frontières indica per la prima volta anche Beppe Grillo.
World press freedom index
Vale la pena leggere per intero il paragrato del World Press Freedom Index dedicato all’Italia: “Sei giornalisti italiani sono tuttora sotto scorta per aver ricevuto minacce di morte, prevalentemente dalla mafia o da gruppi fondamentalisti. Il livello di violenza contro i giornalisti (comprese intimidazioni e minacce verbali e fisiche) è allarmante, specialmente se politici come Beppe Grillo del Movimento 5 Stelle non esitano a comunicare pubblicamente l’identità dei giornalisti sgraditi. I giornalisti si sentono inoltre sotto pressione da parte dei politici, e sempre più spesso scelgono di autocensurarsi. […] Molti giornalisti, soprattutto nella capitale e nel Sud del paese, sostengono di essere tuttora soggetti a pressioni da parte di organizzazioni mafiose e gruppi criminali locali”.
L’insofferenza di Grillo per la libertà di stampa
L’insofferenza di Grillo e dei dirigenti del M5s per la libertà di stampa – e in generale per la libertà – è ben nota in Italia (sebbene né l’Ordine dei giornalisti né il sindacato di categoria abbiano finora ritenuto di intervenire con la fermezza che ci si aspetterebbe), ma è la prima volta che un organismo internazionale indipendente la certifica con tanta autorevolezza.
Curiosamente, proprio i grillini citano spesso il World Press Freedom Index per sottolineare quanto l’Italia sia indietro nella classifica mondiale della libertà di informazione (quest’anno, tuttavia, è balzata dal 77° al 52° posto): ma, non sapendo bene di che cosa si tratta, sostengono che la causa sarebbe il controllo politico sui media o la naturale vocazione della categoria a servire i potenti.
Com’è noto a tutti (salvo ai grillini), Reporters sans Frontières si limita invece a registrare le limitazioni oggettive alla libertà di stampa, cioè la presenza in un determinato paese di leggi liberticide e/o di pressioni criminali. Finora tra i nemici del giornalismo libero c’erano soltanto la criminalità organizzata e il terrorismo: oggi sappiamo che c’è anche Beppe Grillo.