Rinviati a giudizio i quattordici indagati del M5s nell’inchiesta sulle firme false a Palermo. Il processo comincerà il 3 ottobre davanti ai giudici della quinta sezione del tribunale di Palermo.
Fra i quattordici indagati ci sono cinque politici: i deputati Riccardo Nuti, Giulia Di Vita e Claudia Mannino, che si sono avvalsi della facoltà di non rispondere nel primo interrogatorio. A processo anche i consiglieri regionali Claudia La Rocca e Giorgio Ciaccio, rei confessi e autosospesi dal Movimento, più gli attivisti Samanta Busalacchi, Pietro Salvino, Riccardo Ricciardi, Giuseppe Ippolito, Stefano Paradiso, Toni Ferrara e Alice Pantaleone. Rinvio a giudizio anche per un ex militante, l’avvocato Francesco Menallo, e per il cancelliere Giovanni Scarpello. L’indagine, riguarda le firme depositate dal Movimento 5 stelle a sostegno delle liste per le amministrative del 2012 nel capoluogo siciliano.
Le testimonianze
I quattordici avrebbero copiato centinaia di firme per consentire al Movimento cinque stelle di presentare in tempo la propria lista. Al meet up di San Paolo infatti le firme raccolte in un primo momento in alcuni moduli che però contenevano un errore nei dati di un candidato consigliere vennero ricopiate. Un contributo importante alla ricostruzione della vicenda è arrivato dalle testimonianze dei consiglieri regionali La Rocca e Ciaccio che hanno raccontato i momenti successivi alla notte del 4 aprile 2012.
I reati contestati, a vario titolo, dal procuratore aggiunto Dino Petralia e dal sostituto Claudia Ferrari sono il falso e la violazione di una legge regionale del 1960 che recepisce il testo unico nazionale in materia elettorale.
I vari scandali che hanno coinvolto il movimento palermitano, come quelli riguardanti il candidato sindaco Forello sul quale girava online una registrazione degli stessi cinque stelle che lo accusavano di incassare soldi per le cause da lui sostenute in per Addiopizzo o, ancora, per le società di famiglia in possibile conflitto di interessi, hanno fatto sì che i grillini perdessero rovinosamente le ultime amministrative.