«Se sarò premier farò come Trump: sono pronto a mettere dei dazi a protezione del Made in Italy». Questo uno dei tanti passaggi significativi dell’intervista del leader della Lega Matteo Salvini, ospite del “Faccia a faccia” di Giovanni Minoli, su La7.
Contro il vincolo di bilancio
Le parole di Salvini si sono poi riversate contro il vincolo di bilancio del 3% del rapporto fra deficit e PIL che «ha portato in Italia fame e povertà». «Per 20 anni ci hanno detto che bisognava tagliare, tagliare e sacrificare e il debito è cresciuto a dismisura. Bisogna fare il contrario, lasciare che la gente lavori, che spenda e che paghi» – ha aggiunto, proprio mentre da Bruxelles rimbalzano le voci di una conventio ad excludendum fra il suo alleato di coalizione Silvio Berlusconi e il Presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker per tenere fuori dal governo la Lega.
Calenda: «Proposta fessa e irrealizzabile»
La proposta del segretario del Carroccio, però, è ancora una volta irrealizzabile. Nessuno Stato membro dell’Unione Europea, infatti, può imporre unilateralmente dazi. In più, nonostante la misura di Trump sia una strada pericolosa che mette a rischio l’intero sistema di libero scambio (come anche la cancelliera tedesca Angela Merkel ha ricordato) essa interviene in un contesto completamente diverso da quello italiano. La bilancia commerciale degli Stati Uniti, infatti, pende per 50 miliardi di dollari dalla parte del deficit, mentre quella italiana deve fare i conti con un surplus superiore ai 50 miliardi di euro. A sottolinearlo, il ministro dello Sviluppo Carlo Calenda, che in un tweet al veleno ha bollato la proposta come «fessa e irrealizzabile». Salvini, ha aggiunto Calenda, ha l’obiettivo di «distruggere il Made in Italy».
Modello ungherese
Dopo l’attestato di stima nei confronti di Trump, Salvini ha speso parole al miele anche per altri leader mondiali: «Il premier ungherese Viktor Orban difende i confini, difende le banche, difende la moneta e blocca l’immigrazione. Se devo scegliere un Paese ben governato scelgo quello» – e ancora, in risposta alla domanda su chi sia meglio fra il Presidente USA e Putin – «Entrambi, perché difendono la loro gente.»