Puntare sulla formazione e la cultura, in un tempo in cui la politica si trasforma nella rincorsa alla dichiarazione quotidiana o allo slogan di facile impatto, è una sfida che il Partito democratico ha voluto raccogliere.
La scuola di formazione politica “Pier Paolo Pasolini”, pensata dal professor Massimo Recalcati con la collaborazione del PD di Milano, che prende il via oggi con la presenza del segretario Matteo Renzi, vuole fornire gli strumenti critici per leggere la realtà e permettere ai partecipanti di incrociare le loro esperienze.
Perché fare formazione politica significa soprattutto entrare in relazione con le persone e mettere in rete le proprie competenze. Una scuola è uno spazio dove aprire un dialogo continuo con luoghi di elaborazione, approfondimento per sviluppare la curiosità e le competenze dei giovani che si avvicinano alla politica, siano essi amministratori locali o militanti e volontari dei circoli territoriali.
Il programma della scuola
Il programma della Scuola attraversa i temi cruciali del nostro tempo in otto giornate di lezioni distribuite in due bimestri: maggio-giugno settembre-novembre. I docenti provengono dal mondo accademico o hanno maturato esperienze politiche nel PD. Una grande occasione di partecipazione e cambiamento.
I punti dai quali partire sono tre: innanzitutto sviluppare la passione che è ciò che spinge ad assumersi compiti che a prima vista sembrano essere più grandi di noi; poi la lungimiranza, cioè la capacità di guardare avanti, ma non solo, di saper stupire, innovare; infine la responsabilità, sia come saggezza nel gestire il bene comune, sia come capacità di fare nostri i problemi dei propri concittadini, delle persone che ci stanno vicine e lavorare insieme per cambiare in meglio le condizioni di vita.
Ed è esattamente questo lo scopo della Scuola Pasolini, puntare sulle tre qualità che, secondo Max Weber, formano un buon politico.