Lo scorso lunedì sono stata invitata ad intervenire ad uno degli appuntamenti di #TerrazzaPD.
Il tema di discussione era il sostegno alla cultura e più nello specifico #18App. Essendo nata nel 1998 sono in effetti una testimonial di come è andato questo primo anno di sperimentazione di questo bonus destinato a sostenere gli acquisti in cultura dei diciottenni.
La discussione è stata molto interessante e spero sia stata di aiuto per quanti hanno seguito il dibattito. In effetti lo strumento ha diverse sfaccettature e fino ad ora è stato trattato dalla stampa solo in maniera parziale, dando molta enfasi ai casi di utilizzo improprio o alle polemiche su un presunto obiettivo di influenza sul voto dei diciottenni.
Bonus innovativo
Partiamo dall’inizio: #18App è una metodologia innovativa di sostegno alla cultura. Solitamente chi fa cultura utilizza bandi pubblici, sostegni erogati per di più dal Mibact o dalle Regioni piuttosto che interventi dei singoli Comuni.
Si sostiene quindi chi offre prodotti culturali, le associazioni o le imprese che operano nella cosiddetta economia della cultura. Spesso senza prestare particolare attenzione alla domanda del pubblico.
Con #18App si rovescia l’approccio disegnando un sostegno alla domanda di prodotti culturali.
Il bonus viene dato ai diciottenni, quindi al pubblico culturale che sceglie dove e come spendere il proprio budget sostenendo indirettamente anche chi opera nel settore culturale. Se si comprano più libri, le librerie avranno maggiore profitto, e magari impiegheranno qualche giovane in più così come chi organizza eventi, chi allestisce mostre o chi pubblica libri. Il sostegno alla filiera c’è ma la decisione rimane in mano ai diciottenni.
Altro elemento importante emerso dal dibattito è la risposta alla critica sulla erogazione del bonus al di là del reddito di riferimento.
Lo strumento in realtà non è stato pensato per compensare chi non ha possibilità di spesa ma piuttosto per dare ad una generazione, indipendentemente dal reddito familiare, l’autonomia di scelta di spesa rispetto ad un plafond di 500 euro. Spesso il reddito alto non corrisponde ad una maggiore spesa in cultura, e questo meccanismo viene incontro proprio a questo elemento.
Inoltre, cosa importantissima, il bonus è stato messo a disposizione anche di chi studia nel nostro Paese con regolare permesso di soggiorno senza avere la cittadinanza italiana, evitando discriminazioni tra ragazzi e anticipando in un certo senso l’obiettivo dello ius soli.
La battaglia dei Millennials
Per quanto riguarda le polemiche sull’abuso registrato in alcuni casi riportati dagli organi di stampa ovviamente questi fenomeni vanno combattuti, e l’esperienza deve aiutarci a definire meglio lo strumento per evitare che si ripetano in futuro. Ciò non toglie che pochissimi casi di abuso non devono offuscare l’entusiasmo di migliaia di ragazzi che in tutto il Paese stanno utilizzando il bonus correttamente ed utilmente.
Un ultima questione riguarda il futuro di #18App, una battaglia su cui come Millennials abbiamo intenzione di spenderci da subito.
E’ uno strumento troppo utile, troppo innovativo ed efficace per lasciare che sia un esperimento una tantum da ricordare nei libri di storia. Deve diventare permanente e con risorse certe, deve essere sempre più affinato e promosso nelle scuole e sui territori per fare in modo che sempre più ragazzi lo utilizzino.
Come ho già avuto modo di scrivere, in quale modo migliore un Paese può augurare buon compleanno ad un suo cittadino che entra nella maggiore età se non offrendogli in dono quanto di meglio possiede: la bellezza, la cultura, il vero tesoro della nostra splendida Italia?